SETTORE CIVILE ENERGETICO

Come possiamo ridurre l’impatto sulla qualità dell’aria dei consumi energetici e del riscaldamento domestico?

Il settore civile energetico incide per circa l’80% delle emissioni annue di polveri sottili (PM10), per il 78% delle emissioni di monossido di carbonio (CO) e per il 12% delle emissioni di ossidi di azoto (NOx). L'impatto sulla qualità dell'aria del settore civile energetico è legato ai consumi energetici degli edifici, al riscaldamento e ai combustibili utilizzati, in particolare all’uso di biomassa legnosa nelle abitazioni.

Per quanto riguarda il risparmio energetico e la riqualificazione energetica degli edifici, il Piano provinciale di tutela della qualità dell’aria promuove e supporta interventi tecnici e attività di sensibilizzazione per favorire il risparmio energetico e la riduzione dei consumi, l’efficientamento energetico delle imprese, la riqualificazione energetica degli edifici pubblici e privati. La promozione del risparmio energetico e la riduzione dei consumi negli edifici tramite la progettazione di strutture “nearly-zero energy” e la riqualificazione del patrimonio esistente sono politiche coerenti con la tutela della qualità dell’aria.

Il combustibile maggiormente utilizzato in Trentino per il riscaldamento è il gas naturale (metano), seguito dalla biomassa legnosa e dal gasolio. La biomassa legnosa è una fonte energetica rinnovabile preziosa ma impattante se non è utilizzata correttamente. La combustione della legna, se non avviene in modo ottimale (se si usa legna umida in una stufa, ad esempio, o in una caldaia datata, non controllata né pulita regolarmente), provoca l'emissione di sostanze inquinanti con effetti nocivi sull’ambiente e la salute umana. I risultati di indagini svolte da APPA in contesti montani, dove si può assumere che il riscaldamento domestico sia perlopiù a legna, hanno rivelato concentrazioni di benzo(a)pirene oltre 4 volte superiore al valore obiettivo stabilito dalla normativa. Altri studi hanno evidenziato come la biomassa legnosa contribuisca alle concentrazioni di polveri sottili (PM10) durante il periodo invernale.

La maggior parte dell’elettricità prodotta in Trentino (87%) proviene da fonti rinnovabili: quasi esclusivamente dall’idroelettrico (84%), seguito dal fotovoltaico e dall’utilizzo delle biomasse. Il 13% proviene da impianti che utilizzano fonti fossili, principalmente con cogenerazione di elettricità e calore. Il Piano promuove l'uso sostenibile delle biomasse, soprattutto in termini di produzione di energia elettrica e termica in impianti centralizzati alimentati a biomasse, l’ottimizzazione della filiera di approvvigionamento della biomassa legnosa e la promozione della produzione di biogas e biometano.

Per ridurre l’impatto sulla qualità dell’aria dei consumi energetici e del riscaldamento domestico sono state individuate due strategie e le relative misure.

Per migliorare le prestazioni energetiche ed emissive degli edifici e degli impianti termici il piano propone 4 misure:
- promuovere il risparmio energetico e la riqualificazione energetica degli edifici
- rinnovare i generatori di calore domestici a legna
- sensibilizzare la popolazione su buone pratiche di combustione della legna
- rafforzare il ruolo professionale di fumisti e spazzacamini e individuare meccanismi di controllo sull'adozione di pratiche corrette

Per promuovere le fonti di energia rinnovabile il piano propone 1 misura:
- garantire la sostenibilità ambientale degli impianti di produzione di energia, incluso il teleriscaldamento, alimentato con fonti rinnovabili

È possibile valutare e commentare le misure proposte nel piano nella parte in basso, cliccando sul singolo contenuto. Per aggiungere ulteriori proposte vai su "Aggiungi nuova proposta". Per partecipare basta registrarsi e accedere al sito.

divieto riscaldamento parti comuni

in molti condomini, soprattutto in aree montane, vengono inutilmente riscaldate aree non costantemente frequentate da persone, come vani scala, corridoi, locali cantina, con un dispendio di energia correlato sia al consumo diretto dei corpi riscaldanti, sia alle dispersioni di sistema dovute alla circolazione di acqua calda negli impianti anche in assenza di utenze volontarie (ciò è maggior evidente in condomini di seconde case). Nelle zone montane non raggiunte dalla rete di gas naturale, il riscadamento avviene quasi esclusivamente a gasolio, per cui, oltre a verificarsi uno spreco di combustibile, si determina l'emissione di inquinanti pericolosi, quali PM10, IPA e metalli pesanti (tra cui sicuramente Ni e V). Tale misura è già in vigore in Emilia Romagna (PAIR2020).
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Stazioni di monitoraggio stabili in centri minori

La maggior parte dei trentini vive in centri piccoli non stabilmente monitorati tramite stazioni che verifichino i livelli di pm10, ozono, biossido di azoto. Occorrerebbe incrementarne il numero, in special modo nei centri collocati in valli in cui è particolarmente presente il fenomeno dell'inversione termica e in cui si sommano vari tipi di inquinamento (traffico, combustione biomassa senza sistemi di filtraggio,etc.).
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